Internet dimentica

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    In realtà avevo scritto un post simile anni fa, ma mi era uscito male perché ero partito da Instagram e dal concetto di cosa avrebbero visto i futuri abitanti di questo pianeta dei nostri contemporanei.

    Riprendo l'argomento perché invece il Corriere è andato a fuoco, riprendendo a sua volta una ricerca dove si evidenzia che solo prendendo in esame le pagine web di un decennio fa, quasi il 40% non esiste più.

    Un numero piuttosto considerevole. Come dice l'articolo stesso i motivi sono vari, a volte semplicemente per esigenze organizzative le informazioni le hanno spostate di cartella, e quindi la URL riporta un 404, cioè "non trovato". Ma ovviamente può essere benissimo che il sito non esista più.

    Io ne sono la prova vivente, avevo un sito tematico fortemente verticalizzato su un argomento. Dal 2005 quando l'ho lanciato, sino al 2015 quando l'ho chiuso. Era un sito che conteneva oltre ai contenuti uno sproposito di link, tra l'altro buoni. Nel senso che mi ero scritto il codice per testare tutti i link, tentando anche la richiesta verso i motori di ricerca nel caso appunto di uno spostamento. Nel tempo poi un sacco di siti avevano messo link al mio, per cui al momento della chiusura si è creato letteralmente un buco informativo che poi come è naturale che sia è stato "coperto" da quelli che sono venuti dopo.

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    Il fatto è che Internet dimentica più di quello che invece si crede. Cioè si tende a credere che il materiale di qualunque entità sia, immesso in rete sia eterno. Ed invece c'è un saldo di materiale in entrata ma anche in scomparsa.

    Il dominio ha un costo, il server (l'hosting) ancora di più. Tutto quando gira su dei "cosi" (i server) che necessitano di corrente, corretta areazione, corretta manutenzione. Per quanto ci siano delle risorse in apparenza gratuite, qualcuno deve mettere mani al portafogli in un modo o nell'altro.

    Per questo di quando in quando si sente dire che Google o altra azienda, spegne quel servizio. In realtà costava troppo la gestione globale, e spegnere il servizio significa oltre che liberare personale per altri progetti, anche spegnere server magari datati la cui manutenzione diventa onerosa perché più la macchina invecchia più i ricambi costano.

    Fatte queste considerazioni c'è da fare un passo ulteriore. E se si spegnesse tutto? Facciamo un volo immaginario di qualche migliaio di anni in avanti, più o meno quello che facciamo noi oggi quando si immagina gli egizi che costruivano le piramidi.

    Esattamente che prove avrebbero? Ad un certo punto senza la "variabile" Internet che tipo di visione avrebbero della società attuale? Un "buco" perché si passerebbe dai libri al nulla, o quanto meno ad una pesante de-culturalizzazione improvvisa.

    Torniamo per un attimo alle piramidi, nella cronistoria ci sono degli evidenti buchi tecnologici. Cioè la capacità costruttiva passa da una cosa semplice ad una evoluta per poi tornare indietro. Non a caso stiamo ancora teorizzando questo o quello e non vi sono delle risposte certe e definitive. A mio avviso c'è appunto un "buco" di natura tecnologica che è andato perso, banalmente perché similarmente ai server su Internet, era piuttosto fragile sebbene "potente" nel fornire risultati.

    Se quindi nel futuro si levasse la conoscenza della rete e gli smartphone, dalle tracce di sopravvivenza, cioè palazzi, strutture, statue del tempo attuale, gli abitanti del futuro non ci si raccapezzerebbero su parecchie cose rimanendo basiti magari sul "ma questi conoscevano già la tecnologia x" ritenendo, come lo facciamo noi oggi, che quelli che ci hanno preceduto siano meno evoluti per default.

    Per il momento dobbiamo valutare che i siti non sono eterni, nemmeno i contenuti. Anche la stessa Wikipedia, che probabilmente è quella più "statica" e soggetta a durare di più, si ritrova con i link esterni, le fonti, in certa parte non più attiva o verificabile.

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